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STORIA DEL CAMMEO

 

CONOSCERE IL CAMMEO

 

Il cammeo è una realizzazione artistica e, come ogni opera d’arte, racchiude in sé lo stile, i gusti e la storia dell’epoca in cui viene realizzato. Nel corso dei secoli questa espressione artistica si è fatta portatrice di valori, è stata narratrice di storie, custode di segreti; ha raccontato, nelle sue miniature, eventi sociali, storici e sportivi, ha ritratto personaggi e rappresentato scene di vita.

IL CAMMEO NELL'ANTICHITÀ

 

I Greci e i Romani, ma ancor prima gli Etruschi e i Fenici, lavoravano le gemme, creando dei veri capolavori in miniatura. Ai greci in particolare va riconosciuta una maestria già definita ed eccellente nell’intagliare le pietre dure come il calcedonio, il diaspro, la corniola, il turchese e la malachite.

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(Ph: agata sardonica come si trova in natura)

 

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(Ph: diaspro)

L’esempio più noto e di maggior pregio dell’epoca ellenistica è la Tazza Farnese, in pietra sardonica, realizzata tra il I e il II secolo a.C.

 

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(Ph: la Tazza Farnese. E’ un piatto da libagione di epoca ellenistica e di scuola alessandrina, fabbricato in agata sardonica, del diametro di 20 cm circa, attualmente conservato al Museo archeologico nazionale di Napoli).
 

Questo reperto deve il suo nome alla famiglia Farnese che l’acquistò nel corso del Quattrocento. La coppa veniva usata per cerimonie presso la corte egizia e riporta incisioni di scene di prosperità del regno Tolemaico. 

La pietra sardonica o sardonio, con la quale sono realizzati sia la Tazza Farnese che il Cammeo Gonzaga, è anche detta calcedonio e si trova in natura in una vasta gamma di colori.

A partire dal III e II secolo a. C., l’incisione a bassorilievo si sviluppa ulteriormente. Quando la cultura greca in tutte le sue forme viene assorbita da quella romana, anche l’arte del cammeo viene assimilata e perfezionata. I Romani, utilizzando attrezzi semplici, hanno dato il via ad un processo d’incisione più complesso: loro infatti lavoravano all’abbozzo, per poi rifinire i dettagli a mano con dei prototipi di bulino in ferro o bronzo. 

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(Ph: Cammeo con i ritratti di Tolomeo II Filadelfo e Arsinoe II, cosiddetto “Cammeo Gonzaga”,
arte ellenistica del III secolo a.C., sardonica, San Pietroburgo, Hermitage)
 

II cammeo entrò così a pieno titolo nell’arte romana e molti artisti e artigiani greci si trasferirono a Roma per cercare di soddisfare la grande richiesta di cammei. Una delle opere più importanti risalenti all’epoca romana è la Gemma Augustea, realizzata in onore dell’imperatore Cesare Ottaviano Augusto.

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(Ph: Gemma Augustea, su onice d’Arabia, 12 d.C., realizzata da Dioskourides,

si presenta come un cammeo in leggero rilievo su due strati, intagliati su di una pietra di onice d’arabia. Uno strato è bianco, mentre l'altro è di colore marrone-bluastro, per meglio mettere in risalto i dettagli delle figure rappresentate, e creare un netto contrasto con lo sfondo. Misura 23 x 19 cm ed uno spessore di poco più di 1 cm circa).
 

 Altro capolavoro dell’epoca è il Gran Cammeo di Francia, realizzato nel 23 D.C. su onice. 

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    (Ph: Il Gran Cammeo di Francia, conservato al Cabinet des médailles di Parigi. Si tratta del più grande cammeo antico pervenuto. Il senso generale della scena è marcare la continuità tra Augusto e i successivi membri della dinastia giulio-claudia).
 

Dopo il periodo romano, si assiste ad una parentesi buia per il cammeo. Grande influenza l’ha esercitata anche la religione cristiana che scoraggiò l’arte funeraria e il ricorso alle scene mitologiche.

Ad un certo punto della storia, la destinazione del cammeo passò, dall’essere una miniatura celebrativa, commemorativa, liturgica, all’essere un gioiello da indossare da parte dei re e dei nobili. Possiamo presumere che questo passaggio avvenne nel Rinascimento. 


IL CAMMEO NEL RINASCIMENTO 

 

Il Rinascimento riscopre il fascino del cammeo grazie alla rinnovata attenzione per il classicismo: le abilità tecniche della realizzazione dei cammei vengono riabilitate, e vengono realizzati nuovi pezzi con scene tratte da miti e leggende del periodo classico. Papa Martino (1417-1431), Leonello d’Este di Ferrara (1407-50), i Dandolo di Venezia e i Giustiniani di Genova, il Cardinale Francesco Gonzaga e il Papa Paolo II (1464-1471), sono tra i mecenati che durante il ‘400 conservarono e difesero l’arte del cammeo italiano. 

Ma il mecenate più grande di tutti fu certamente Lorenzo de’ Medici. Egli non solo creò una scuola dove si producevano meravigliosi cammei, qualcuno dei quali è pervenuto sino ai nostri giorni, ma realizzò una straordinaria raccolta di cammei di provenienza archeologica.

 


 

Esemplari di cammei rinascimentali sono presenti nella sua collezione privata, ora denominata Collezione di Gemme dei Medici e dei Lorena e conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. E’ formata da 432 pezzi tra i quali figurano anche reperti babilonesi, greci, etruschi, romani e post-classici e dell’epoca Carolingia. La collezione, arricchita in seguito anche di pezzi realizzati nel ‘700, copre un arco cronologico di 3000 anni. Questa collezione dimostra l’apprezzamento di questo tipo di arte ‘glittica’ (incisione su pietre minerali multicolori) da parte dei cultori. 

L’arte glittica, passando dalla Grecia a Roma, rimase esclusivo appannaggio dell’Italia fino all’inizio del XVII secolo. Dall’Italia infatti si esportavano pezzi nelle varie corti europee: MadridLondra, Vienna e Praga. Nel 1515 il re di Francia Francesco I persuase il tagliatore di gemme Matteo Del Nassaro a trasferirsi in Francia per insegnare a Parigi  la sofisticata arte della scultura dei cammei sulla pietra preziosa. E più tardi, nello stesso secolo, l’imperatore Rodolfo II fece arrivare a Praga il notevole Ottavio Miseroni che diresse il laboratorio reale di scultura in quella città dal 1588 fino alla sua morte. All’epoca, in nessun altro luogo al di fuori dell’Italia era conosciuta e praticata l’arte glittica: tutti i reperti presenti nelle corti europee sono pertanto di manifattura e provenienza italiana. 

 

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(Ph: Lorenzo il Magnifico
Cammeo in corniola
Tesoro de' Medici XV sec.-Firenze)

 


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(Ph: Cammeo Piccolomini-1520/30-Ercole e Omfale Cammeo in onice inciso su entrambe le facce, donato da Papa Clemente VII alla Famiglia Piccolomini coll.privata-Roma)

 

IL CAMMEO COME GIOIELLO

Il cammeo è da sempre un gioiello regale.

In Inghilterra la regina Elisabetta I (1533-1603) introdusse l’abitudine di donare un cammeo, sotto forma di pendente o di spilla, diffondendo anche nella zona del Nord Europa la conoscenza di questo mirabile manufatto artigianale, e trascinando la fama del cammeo fino al XVIII secolo. Dal ‘400 fino all’800 l’arte del cammeo la si poteva apprendere a Roma e a Firenze, quindi qui arrivavano artigiani da tutta Europa per imparare dalle migliori maestranze l’arte dell’incisione.  

Bisogna attendere la fine del ‘700 e gli inizio dell’800 perché anche Parigi divenga un polo d’arte per i cammei. Napoleone infatti aveva una vera passione per i cammei e promosse nella capitale francese una scuola “glittica”, ossia di arte incisoria su pietre, diventata presto famosa per la qualità degli oggetti prodotti. Da lì, i cammei arrivavano ai grandi gioiellieri francesi e degli altri regni d’Europa per creare ogni sorta di ornamento. Talvolta erano montati con dei semplici castoni, in altri casi erano circondati da un giro di perline o di pietre preziose: rubini, smeraldi, zaffiri. La scuola glittica parigina è in concorrenza con quella italiana nella quale primeggia, siamo nei primi anni dell’800, Benedetto Pistrucci, chiamato poi in Inghilterra per divenire capo incisore della Zecca Reale Inglese.

 

 

 

 

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(Ph: tiara di epoca napoleonica, composta da cammei in conchiglia)

 

La regina che ha legato il proprio nome all’arte dei cammei più di ogni altra, è stata la regina Vittoria, che ne ebbe una notevole collezione.

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(Ph: spilla con cammeo recante i ritratti della regina Vittoria e consorte, 1860 circa)

 

La famiglia reale svedese invece, possiede nella sua collezione una delle tiare più antiche ancora oggi in uso: la ‘tiara dei Cammei’. La prima proprietaria di questo diadema fu l’Imperatrice Josephine, che la ricevette in dono dal marito Napoleone, nel 1796.

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(Ph: l’Imperatrice Josephine de Beauharnais, 1763 -1814, prima moglie dell'imperatore Napoleone I dal 1796 al 1809, indossa la ‘tiara dei Cammei’).

 

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(Ph: Vittoria di Svezia indossa la ‘Tiara dei Cammei’, la stessa fatta realizzare da Napoleone per la moglie Josephine).

 

L'ARTE DEL CAMMEO A NAPOLI

Si narra che  nel ‘700 un uomo proveniente dal golfo di Napoli, per primo, iniziò ad applicare le tecniche dell’intaglio sino ad allora utilizzate su pietre minerali, sulle conchiglie marine: parallelamente, nella stessa zona, le sapienti mani degli artisti che conoscevano l’arte dell’incisione, la applicarono anche sul corallo.

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(Ph: conchiglia incisa, arte torrese)

 

Le conchiglie nella zona di Napoli erano reperibili grazie alla presenza di un grande porto definito ‘l’ombelico del mondo’, poichè da esso partivano e arrivavano navi dall’oriente e dall’Africa, portando ogni sorta di materiale. Infatti, indispensabili per la creazione del cammeo su conchiglia sono le conchiglie che provengono dal Madagascar, dal Mozambico, dai Caribi. 

 

Mentre proprio nel mediterraneo e in particolare nel Golfo di Napoli è reperibile uno coralli più belli in natura, color rosso intenso.

 

La cittadina di Torre del Greco detiene tutt’oggi il primato insuperato di quest’arte a livello mondiale. Quando nel XVIII secolo vennero scoperte nuove varietà di conchiglie adatte all’incisione, si è assistito ad un ulteriore incremento di cammei incisi su questo ‘dono del mare’. Anche se le conchiglie utilizzate provengono da diverse parti del mondo è comunque esclusiva di questa zona d’Italia l’arte di saperle intagliare con maestria, capacità e sapienza. Quest’arte fino alla metà dell’800 era tramandata di padre in figlio, fino a quando, nel 1876, venne istituita nella cittadina una scuola glittica specifica, la Scuola d’Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico Industriale, a tutela delle conoscenze acquisite in tanti secoli d’esperienza. 

 

 

 

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(Ph: conchiglia incisa. Arte torrese) 

 

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(Ph: cammei su corallo, arte napoletana)

 

 

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(Ph: incisione su corallo rosso di Napoli, arte napoletana. La miniatura rappresenta la dea Medusa)

 

L’ingegno che tutti riconosciamo ai napoletani ha fatto sì che i maestri incisori torresi si siano cimentati anche nella creazione di cammei in pietra lavica del Vesuvio.

 

 

 

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(Ph: parure di cammei in pietra lavica del Vesuvio)

 

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(Ph: parure di cammei in pietra lavica del Vesuvio)

 

Se l’incisione delle pietre minerali per ottenere il cammeo oggi è ottenuta anche tramite macchine, la lavorazione del cammeo su conchiglia, su corallo e su pietra lavica è ancora oggi eseguita interamente a mano ed è impossibile farla diversamente. Ecco che questo rende il cammeo su conchiglia e su corallo, di esecuzione campana, ancora più ammirabile e la cittadina torrese resta uno dei poli della lavorazione del corallo e delle conchiglie più importanti al mondo. La sua fama mondiale perdura tutt’oggi.

 

 

 

 

 

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